Che fine ha fatto la Neve?
di Gianluca Morozzi
Mi chiamo Vilo Vulcano, e prima o poi potreste avere bisogno di me. State cercando un libro introvabile? Vi aspetto nella mia raffinata libreria, La boutique del mistero, con il mio elegante farfallino, il mio sorriso e la mia competenza letteraria. State invece cercando un investigatore che accetti qualunque caso e si faccia pagare poco? Vi aspetto sempre in libreria, però vi porto nel mio ufficio sul retro. E se vi preoccupa il mio aspetto smunto, pacato e poco adatto a investigazioni cruente, non temete: ho un collaboratore soprannominato l’Orrido, il mio personale Watson metallaro. Dovete solo addentrarvi in quell’intrico di vicoletti medievali che è il Quadrilatero di Bologna, e trovarne uno ben nascosto, vicolo Betlemme.
Ma la mia libreria non solo è il mio duplice luogo di lavoro, è anche la mia casa. È lì che vivo, lì che accolgo le mie affascinanti e pericolose clienti e anche le ragazze che tengono a me e mi fanno compagnia nelle notti alla Boutique del mistero. In quel senso, però, io sono un uomo solo a metà: una figura misteriosa e senza nome battezzata il Minotauro mi ha fatto qualcosa in un pomeriggio del 1978, quand’ero solo un bambino. Mi ha lasciato una ferita indelebile che mi ha segnato a vita. E ha portato via in modi inspiegabili la mia unica amica d’infanzia, la bambina più bella e intelligente del mondo. Quella che mia madre chiamava la Neve. Quella che visito certe notti nei miei sogni, non sapendo se è viva o morta. Tormentato da una domanda eterna alla quale è giunto il momento di dare una risposta: che fine ha fatto la Neve?
Cimentandosi con la misura lunga, Gianluca Morozzi ci conquista con un romanzo di ampio respiro, forte di un intreccio imprevedibile di storie e personaggi, vividi e convincenti, e del suo stile inimitabile: ironico, efficace, sorprendente.
La prima delle tre parti di questo romanzo è già apparsa, nel 2021, con il titolo di Prisma.
Alle cinque del mattino, sognavo Neve.
La bambina che era entrata in cantina
in un giorno d’estate,
la bambina che da quella cantina non era uscita mai più.
In un certo senso, non sono mai uscito
neanch’io da quella cantina.
In un certo senso, dopo tanti anni, vivo ancora laggiù.