Il monaco e il filosofo
di Jean-François Revel, Matthieu Ricard
Ad Hatiban, in Nepal, nell'isolamento di un eremitaggio, padre e figlio discutono e s'interrogano. Il padre, Jean-François Revel, è un filosofo di formazione rigorosamente laica; il figlio, Matthieu Ricard, è un intellettuale occidentale che ha scelto la via del buddhismo. Le loro conversazioni sono la testimonianza del tentativo di due menti diverse, ma ugualmente appassionate, di trovare risposte a una serie di quesiti sulla vera natura del buddhismo e sulle ragioni del suo dilagante 'successo? in Occidente. 'Non bisogna aspettarsi ' dice il monaco Matthieu ' che in Occidente il buddhismo venga praticato come in Oriente, ma sembra che esso disponga dei mezzi necessari per contribuire alla pace interiore di ognuno. Non si tratta di creare un 'buddhismo occidentale', ma di utilizzare le verità del buddhismo per attualizzare il potenziale di perfezione che abbiamo in noi. 'Per me ' dice il filosofo Jean-François ', la situazione si riassume così: l'Occidente ha trionfato nella scienza, ma non possiede più né una saggezza né una morale plausibili. L'Oriente può recarci la sua morale e le sue direttive di vita, ma esse sono prive di fondamenti teorici. La saggezza non si fonda su nessuna certezza scientifica e la certezza scientifica non porta a nessuna saggezza. Tuttavia, l'una e l'altra esistono, per sempre indispensabili, per sempre divise, per sempre complementari.'